In generale un testo viene proposto alla casa editrice, a cui spetta il compito di accettarlo o rifiutarlo: si tratta della prima fase dell'intero processo nota come revisione.
In breve, significa rivedere il documento nel suo insieme. La revisione si propone di affrontare ogni punto importante valutando l'organizzazione del testo, il pubblico cui è rivolto, lo sviluppo e l'eventuale supporto da fornire all'autore ecc. La revisione controlla e ricontrolla che il documento soddisfi i requisiti dell'incarico e affronti ciascuna delle domande e delle perplessità che un pubblico potrebbe potenzialmente porsi durante la lettura del testo.
Nella seconda fase entra in gioco l’editor, anche se ogni casa editrice è organizzata in modo diverso, a seconda delle dimensioni e delle necessità della struttura e revisione e editing potrebbero essere svolte dalla stessa persona.
Ci sono proposte che arrivano via posta elettronica, solitamente da persone che non si conoscono e quelle sollecitate dall’editore direttamente agli autori o ai loro agenti. Infine esistono i libri commissionati, specialmente nel campo della varia e della saggistica: la casa editrice ha un’idea e la propone alla persona che ritiene più adatta per svilupparla.
Alcuni editor hanno la responsabilità sia di valutare le opere non sollecitate, anche con l’aiuto di lettori professionali, sia di andare a caccia delle altre. Ci sono editor che si occupano soltanto di acquisire i libri, lasciando ad altri la cura testuale; altri editor invece hanno la possibilità di seguire il percorso del dattiloscritto in ogni sua fase, dalla valutazione all’eventuale “visto si stampi”.
L’editing è essenzialmente un’esperienza di lettura, che serve all’autore per osservare dall’esterno il proprio testo e quindi per capire dove e come potrebbe esprimere al meglio le proprie potenzialità. È un intervento rispettoso basato su un concetto imprescindibile: il libro appartiene all’autore, sempre. A volte un romanzo non ha neppure bisogno di editing, o molto poco.
L’editor ha essenzialmente il compito di rendere un libro migliore, più efficace, più equilibrato, più potente, con l’obiettivo di tirare fuori al meglio quello che lo scrittore vuole comunicare.
Tra l’editor e l’autore deve tuttavia instaurarsi un rapporto di collaborazione. In questo rapporto l’autore è un po’ più libero di esprimere la propria personalità, mentre il bravo editor sa di dover mettersi al servizio del suo autore per creare un dialogo costruttivo e raggiungere gli obiettivi comuni nella maniera più armoniosa possibile.
Empatia e fiducia sono alla base di questa collaborazione. Si fanno delle proposte di interventi che l’autore può accettare o meno e molto dipende proprio dal rapporto di alleanza e stima tra l’editor e l’autore.
Dal punto di vista pratico si tratta di applicare un certo numero di accorgimenti che è difficile riassumere esaustivamente anche perché cambiano a seconda dell’autore e del suo libro.
Davanti a un libro dal buon potenziale, che però non è espresso a un livello accettabile, l’editor di solito dà dei consigli all’autore e gli lascia la libertà di seguirli o ignorarli. Questo è l’editing migliore che si possa fare in una situazione di questo tipo: fornire degli strumenti e delle indicazioni utili, senza la pretesa di avere la verità in tasca.
È l’autore che scrive, lui che riscrive, lui che ha il compito di raggiungere con le proprie armi la soglia di ciò che ritiene pubblicabile.
L’editing non è una scienza, è una prassi, un repertorio di metodi e di astuzie che si arricchisce nel tempo e si adatta ogni volta al testo e all’autore che si ha di fronte.
C’è poi una forte componente soggettiva tale che si può dire che ogni editor fa l’editor a modo suo.
Si tratta essenzialmente di cogliere il messaggio fondamentale del libro e cercare di farlo emergere – non nel senso di renderlo manifesto ma nel senso di renderlo più forte, più pregnante, più profondo.
Un bravo editor ha delle intuizioni che condivide con l’autore. Se sono corrette, e ci si trova d’accordo, allora si riesce a concordare cosa tagliare e cosa tenere, cosa accorciare, cosa aggiungere, cosa smorzare, cosa esaltare. Per questo ci si deve sempre confrontare con l’autore senza mai dimenticare che il testo è suo.
Quando invece un testo offre un’esperienza di lettura soddisfacente (o piacevole, o entusiasmante), probabilmente è già pronto per la pubblicazione, ha solo bisogno di qualche limatura. Se le qualità dell’autore emergono in maniera piena e uniforme non avrebbe senso intervenire con modifiche corpose.
Il visto si stampi lo dà l’autore, non l’editor.
Questo è un principio che deve rimanere ben presente. I libri li scrivono gli autori, gli editor sono super lettori che hanno un rapporto di interlocuzione con chi scrive.
Una delle regole auree di un editor è non pesare sulle scelte letterarie e sulla lingua di un autore o di un’autrice.
Può però anche succedere che un autore non sia soddisfatto del linguaggio e trovare un editor così intuitivo da proporre cambiamenti che corrispondono ai desideri dell’autore stesso.
Così come accade che l’editor non possa cambiare una virgola perché l’autore ritiene di non aver bisogno di nessuna modifica.
In conclusione, si può affermare che non c’è un solo modo di fare l’editor.