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Correzione bozze,
Editing, Revisione

SERVIZI

Editing, revisione, traduzione FR/IT, INGL/IT, correzione bozze, quarte di copertina e quanto altro necessiti.

PROGETTI EDITORIALI

Siamo in grado di seguire passo passo il tuo progetto dal manoscritto alla pubblicazione, avvalendoci di collaboratori per l'impaginazione grafica, la scelta della copertina, la quarta di copertina ed eventualmente l'ottimizzazione del tuo libro se desideri pubblicarlo online.

Sei un autore che vuole sottoporre il suo libro a un editor?
Hai bisogno di aiuto per migliorare il testo?
Ti serve un'accurata correzione delle bozze prima che il tuo libro venga sottoposto a una casa editrice o pubblicato online?
Questi e molti altri sono quelli che definisco Progetti e Servizi editoriali.
Mi prendo cura del tuo libro come fosse mio, rispettando le tue esigenze e il tuo stile di scrittura e intervengo laddove penso si possa migliorare la sintassi, evitando il superfluo, le ripetizioni, gli inevitabili refusi, quella dannata punteggiatura e assicuro uniformità al tuo scritto.
Potresti aver letto e riletto ciò che vuoi pubblicare ma un occhio esterno è sempre utile proprio perché in grado di vedere cose che tu dai per scontate.
Se desideri tutto ciò, io sono la persona giusta per te.
Non esitare a contattarmi!
Roberta

Attività richieste in percentuale

76%

Revisione

88%

Editing

95%

Correzione bozze

75%

Traduzione en/it, fr/it

FINANZIARIO

Faccio parte del team ServiziAssociati con il quale collaboro per offrire alle case editrici servizi per l'editoria multilingue, le produzioni di ebook, audiobook e podcast, e il reward crowdfunding. Siamo un team di professionisti in grado di gestire (anche in modalità outsourcing) i seguenti servizi: revisione e correzione bozze del manoscritto, traduzione in inglese o angloamericano per promuovere l'autore nel mercato internazionale (che è un mercato sicuramente più avanti rispetto al nostro), la produzione di audiobook, ebook e podcast, e lo strumento del crowdfunding per consentire all'autore di reperire risorse necessarie alla realizzazione delle proprie opere e per promuoverle e diffonderle sul mercato internazionale, prevalentemente inglese e angloamericano. Ricerchiamo piccole realtà editoriali che possano essere interessate a usufruire dei nostri servizi (https://serviziassociati.wordpress.com/)

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La tua storia merita di più. Noi cinque. A cura di Roberta Madon DA OGGI IN VENDITA SU AMAZON IN FORMATO CARTACEO E EBOOK. Tutti i proventi saranno devoluti all'Associazione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini ODV (UGI). Vi ringrazio anticipatamente per la vostra adesione. Fare del bene fa stare bene Potete contattarmi al numero 3395928254 via WhatsApp o tramite mail all'indirizzo robertamadon68@gmail.com per maggiori informazioni.

Revisione e il mestiere dell'editor imageRevisione e il mestiere dell'editor image
In generale un testo viene proposto alla casa editrice, a cui spetta il compito di accettarlo o rifiutarlo: si tratta della prima fase dell'intero processo nota come revisione.
In breve, significa rivedere il documento nel suo insieme. La revisione si propone di affrontare ogni punto importante valutando l'organizzazione del testo, il pubblico cui è rivolto, lo sviluppo e l'eventuale supporto da fornire all'autore ecc. La revisione controlla e ricontrolla che il documento soddisfi i requisiti dell'incarico e affronti ciascuna delle domande e delle perplessità che un pubblico potrebbe potenzialmente porsi durante la lettura del testo.

Nella seconda fase entra in gioco l’editor, anche se ogni casa editrice è organizzata in modo diverso, a seconda delle dimensioni e delle necessità della struttura e revisione e editing potrebbero essere svolte dalla stessa persona.

Ci sono proposte che arrivano via posta elettronica, solitamente da persone che non si conoscono e quelle sollecitate dall’editore direttamente agli autori o ai loro agenti. Infine esistono i libri commissionati, specialmente nel campo della varia e della saggistica: la casa editrice ha un’idea e la propone alla persona che ritiene più adatta per svilupparla.

Alcuni editor hanno la responsabilità sia di valutare le opere non sollecitate, anche con l’aiuto di lettori professionali, sia di andare a caccia delle altre. Ci sono editor che si occupano soltanto di acquisire i libri, lasciando ad altri la cura testuale; altri editor invece hanno la possibilità di seguire il percorso del dattiloscritto in ogni sua fase, dalla valutazione all’eventuale “visto si stampi”.

L’editing è essenzialmente un’esperienza di lettura, che serve all’autore per osservare dall’esterno il proprio testo e quindi per capire dove e come potrebbe esprimere al meglio le proprie potenzialità. È un intervento rispettoso basato su un concetto imprescindibile: il libro appartiene all’autore, sempre. A volte un romanzo non ha neppure bisogno di editing, o molto poco.

L’editor ha essenzialmente il compito di rendere un libro migliore, più efficace, più equilibrato, più potente, con l’obiettivo di tirare fuori al meglio quello che lo scrittore vuole comunicare.
Tra l’editor e l’autore deve tuttavia instaurarsi un rapporto di collaborazione. In questo rapporto l’autore è un po’ più libero di esprimere la propria personalità, mentre il bravo editor sa di dover mettersi al servizio del suo autore per creare un dialogo costruttivo e raggiungere gli obiettivi comuni nella maniera più armoniosa possibile.
Empatia e fiducia sono alla base di questa collaborazione. Si fanno delle proposte di interventi che l’autore può accettare o meno e molto dipende proprio dal rapporto di alleanza e stima tra l’editor e l’autore.

Dal punto di vista pratico si tratta di applicare un certo numero di accorgimenti che è difficile riassumere esaustivamente anche perché cambiano a seconda dell’autore e del suo libro.
Davanti a un libro dal buon potenziale, che però non è espresso a un livello accettabile, l’editor di solito dà dei consigli all’autore e gli lascia la libertà di seguirli o ignorarli. Questo è l’editing migliore che si possa fare in una situazione di questo tipo: fornire degli strumenti e delle indicazioni utili, senza la pretesa di avere la verità in tasca.

È l’autore che scrive, lui che riscrive, lui che ha il compito di raggiungere con le proprie armi la soglia di ciò che ritiene pubblicabile.
L’editing non è una scienza, è una prassi, un repertorio di metodi e di astuzie che si arricchisce nel tempo e si adatta ogni volta al testo e all’autore che si ha di fronte.
C’è poi una forte componente soggettiva tale che si può dire che ogni editor fa l’editor a modo suo.
Si tratta essenzialmente di cogliere il messaggio fondamentale del libro e cercare di farlo emergere – non nel senso di renderlo manifesto ma nel senso di renderlo più forte, più pregnante, più profondo.
Un bravo editor ha delle intuizioni che condivide con l’autore. Se sono corrette, e ci si trova d’accordo, allora si riesce a concordare cosa tagliare e cosa tenere, cosa accorciare, cosa aggiungere, cosa smorzare, cosa esaltare. Per questo ci si deve sempre confrontare con l’autore senza mai dimenticare che il testo è suo.
Quando invece un testo offre un’esperienza di lettura soddisfacente (o piacevole, o entusiasmante), probabilmente è già pronto per la pubblicazione, ha solo bisogno di qualche limatura. Se le qualità dell’autore emergono in maniera piena e uniforme non avrebbe senso intervenire con modifiche corpose.
Il visto si stampi lo dà l’autore, non l’editor.
Questo è un principio che deve rimanere ben presente. I libri li scrivono gli autori, gli editor sono super lettori che hanno un rapporto di interlocuzione con chi scrive.
Una delle regole auree di un editor è non pesare sulle scelte letterarie e sulla lingua di un autore o di un’autrice.
Può però anche succedere che un autore non sia soddisfatto del linguaggio e trovare un editor così intuitivo da proporre cambiamenti che corrispondono ai desideri dell’autore stesso.
Così come accade che l’editor non possa cambiare una virgola perché l’autore ritiene di non aver bisogno di nessuna modifica.
In conclusione, si può affermare che non c’è un solo modo di fare l’editor.
Il correttore di bozze

Il correttore di bozze

Ci siamo. Ecco il testo da correggere. 

Vi consiglio sempre di lavorare su carta se possibile (come peraltro predilige la maggior parte delle case editrici e dei service editoriali) e di segnalare con una penna colorata tutti gli interventi utilizzando i segni di correzione (ce ne sono tanti, li trovate online se non li conoscete) e in corrispondenza dell'errore segnalato nel testo riportate a margine la correzione, utilizzando ovviamente segni diversi se su una stessa riga compaiono più errori, in modo da facilitarne poi l'inserimento o la valutazione nella fase redazionale successiva. Un altro suggerimento: utilizzate un righello che facilita la lettura, evitando di saltare qualche parola o riga.

Che si tratti di un autore esordiente o famoso, scrittori che hanno già pubblicato molto, fate attenzione, il refuso è sempre dietro l'angolo ed è per questo che esiste la figura del correttore di bozze: la classica svista come l'inversione di lettere, ripetizioni involontarie, incongruenze ecc. sono assolutamente nella norma. 

Oltre agli errori grammaticali che si trovano più frequentemente come gli accenti, è, tè ma perché e affini (affinché, poiché, dopodiché ecc.) vogliono l'accento acuto, viceversa cioè, caffè, ahimè vogliono l'accento grave; l'uso della d eufonica (limitato ai casi di incontro della stessa vocale come ed esclamò, ad altri) ma errato nel caso di ad adattare (per una questione di cacofonia), l'unica eccezione consentita è ad esempio; l'uso del trattino breve, medio o lungo, (spesso sconosciuto agli autori meno esperti); l'uniformità e adeguatezza nell'utilizzo dei caratteri tondo, corsivo o maiuscoletto; altrettanto vale per l'uso della maiuscola e della minuscola. In tutti questi casi a questo proposito occorre attenersi rigorosamente alle norme che l'editore fornisce e che possono variare molto da una casa editrice all'altra.

Ma veniamo a casi particolari che un correttore non può non conoscere:

1. le citazioni o i discorsi diretti vanno sempre tra virgolette, da aprire e chiudere. La scelta tra virgolette basse (caporali) o virgolette alte varia molto tra le case editrici, quindi seguire rigorosamente le norme ma se ad esempio all'interno del discorso diretto tra caporali c'è un altro dialogo, questo sarà necessariamente tra virgolette alte o viceversa;

2. per quanto riguarda la punteggiatura, la virgola non deve mai separare il soggetto dal complemento oggetto così come i due punti non devono essere seguiti da una frase introdotta anch'essa dai due punti; 

3. Più complesso l'uso della punteggiatura in presenza di virgolette (discorso diretto o citazione) perché non esiste una regola universale ma bisogna sempre fare riferimento alle norme. Per fare un esempio ci sono case editrici che preferiscono che il punto fermo chiuda sempre la frase prima delle virgolette e altre che lo prediligono fuori dalle virgolette, distinguendo il punto fermo dagli altri segni di interpunzione come il punto esclamativo, interrogativo, trattini di sospensione ecc. dentro le virgolette, differenziando così discorso diretto o dialogo dalla narrazione. Ad esempio, Mi disse: «Devi fare così». oppure «Così va bene?»

4. L'uso del congiuntivo. Anche se in fase di editing il suo utilizzo dovrebbe già essere stato corretto ed eventualmente discusso con l'autore, è bene che anche il correttore di bozze ne conosca l'uso proprio, improprio, sbagliato. 

Ulteriori informazioni  
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L'uso del congiuntivo

Nonostante le frequenti dichiarazioni sulla presunta morte del congiuntivo nelle frasi dipendenti nell'italiano contemporaneo, esso è ancora di vitale importanza ed è bene dunque conoscerne le regole fondamentali. 

1. Nelle proposizioni indipendenti, il congiuntivo può avere valore:

a) esortativo (al posto dell'imperativo): vada via di qua!;

b) concessivo (segnalando un'adesione, anche forzata, a qualcosa): venga pure a spiegarmi le sue ragioni;

c) dubitativo: che abbia deciso di non venire? (analogamente si può usare l'indicativo futuro: sarà vero?; l'infinito: che fare?; il condizionale: cosa gli sarebbe successo?);

d) ottativo (per esprimere un augurio, una speranza, ma anche un timore): fosse vero!;

e) esclamativo: sapessi quanto mi costa ammetterlo!

Nelle proposizioni subordinate, occorre distinguere i casi in cui si richiederebbe il congiuntivo da quelli in cui la scelta rispetto all'indicativo implica sfumature di significato (cfr. Altieri Biagi, 1987, pp. 770-71). 

Il congiuntivo si usa:

1) con alcune congiunzioni subordinanti, quali affinché, benché, sebbene, quantunque, a meno che, nel caso che, qualora, prima che, senza che;

2) con aggettivi o pronomi indefiniti (qualunque, chiunque, qualsiasi, ovunque, dovunque);

3) con espressioni impersonali, come è necessario che, è probabile che, è bene che;

4) in formule ormai fissate nell'uso (vada come vada; costi quel che costi). 

In altri casi, si dovrà distinguere tra verbi che reggono il congiuntivo, l'indicativo o entrambi con significato diverso (cfr. Serianni, 1989, XIV, pp. 49-52). 

Reggono il congiuntivo i verbi che esprimono "una volontà (ordine, preghiera, permesso), un'aspettativa (desiderio, timore, sospetto), un'opinione o una persuasione", tra cui: accettare, amare, attendere, augurare, chiedere, credere, curarsi, desiderare, disporre, domandare, dubitare ma all'imperativo negativo possono richiedere l'indicativo: esigere, fingere, illudersi, immaginare, negare, ordinare, permettere, preferire, pregare, pretendere, raccomandare, ritenere, sospettare, sperare, supporre, temere, volere

Richiedono l'indicativo, solitamente, i verbi che esprimono giudizio o percezione, tra cui affermare, confermare, constatare, dichiarare, dimostrare, dire, giurare, rispondere, sapere, scrivere, sentire, sostenere, spiegare, udire, vedere

Infine, come abbiamo detto, alcuni verbi possono essere utilizzati all'indicativo o al congiuntivo, con significato leggermente diverso.

ammettere, ind. "riconoscere": ammisi davanti al professore che non avevo studiato bene; cong. "supporre, permettere"; ammettendo che tu abbia ragione, cosa dovrei fare?;

badare, ind. "osservare": cercò di non badare all'effetto che gli faceva quella strana voce; cong. "aver cura": mi consigliava di badare che non cadessi;

capire, comprendere, ind. "rendersi conto": non vuole capire che io non sono un suo dipendente; cong. "trovare naturale": capisco che tu voglia andartene;

considerare, ind. "tener conto": non considerava che nessuno voleva seguirlo; cong. "supporre": arrivò a considerare che non ci fossero altre possibilità;

pensare, ind. "essere convinto" penso anch'io che tu sei stanco; cong. "supporre": penso che tu sia stanco

Per approfondimenti: 

  • Altieri Biagi M. L. (1987), La grammatica dal testo, Mursia, Milano;
  • Leone L. (2002), Conversazioni sulla lingua italiana, presentazione di Giovanni Nencioni, Olschki, Firenze;
  • Prandi M. (2002) in Intorno al congiuntivo, a cura di Leo Schena, Michele Prandi, Marco Mazzoleni, CLUEB, Bologna;
  • Serianni L. (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, UTET, Torino.
Ulteriori informazioni  
  • Torino, Piemonte, Italia
  • Corso Orbassano 227, 10137

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